Studiosi come Albert Hirschmann (economista e filosofo liberale tedesco naturalizzato americano,
cognato di Altiero Spinelli, e suocero del premio Nobel 1998 Amyarta Sen) hanno analizzato
le leggi ed i modelli matematici proposti dagli economisti liberisti
come freudiana invidia della Fisica (in analogia con il trauma
dell’invidia del pene nelle bambine).
Come notato da Hirschmann, se uno scienziato vede un cane che dimena
la coda, per un economista liberista è la coda che dimena il cane.
Nel 1987 un importante convegno interdisciplinare, in cui erano presenti i maggiori
economisti, scienziati sociali e fisici teorici degli USA e del mondo, compresi diversi premi Nobel,
avrebbe dovuto avviare lo studio dell’Economia come sistema complesso.
Il convegno di Santa Fe era presieduto dal fisico Philip W. Anderson, fondatore della teoria dei sistemi complessi
emergenti (“More is different” Science, 1972) e premio Nobel nel 1977,
insieme a David Pines (fisico teorico) e Kenneth Arrow (economista, premio Nobel 1972).
Dopo aver ascoltato il resoconto sullo stato della loro materia degli economisti,
sempre più inorridito e schifato per le ipotesi assurde, Anderson chiese:
Ma voi ragazzi credete davvero a questa robaccia?
L’idea che i mercati tendano naturalmente all’equilibrio, come spinti da una mano invisibile, grazie all’informazione fornita dai prezzi, si basa su ipotesi chiaramente ridicole:
Le interazioni tra agenti economici sono molto semplici. In realtà sono molto complesse e spingono ad un comportamento caotico, od a convergere verso situazioni lontane da quelle ideali (esempio disoccupazione elevata e decrescita). La correlazione tra molti agenti porta ad instabilità e continue crisi.
Gli agenti economici hanno intelligenza infinita ed hanno aspettative razionali. Cioè usano le informazioni in modo efficiente senza compiere errori sistematici nella previsione dello stato futuro dell’economia. In realtà gli agenti economici si comportano in modo irrazionale, dispongono di scarse informazioni, che non sanno usare e li fanno sbagliare.
l’informazione è infinita e disponibile.
In realtà spesso l’informazione non è condivisa
fra gli agenti economici (venditore/compratore, assicuratore/assicurato),
chi dispone di maggiori informazioni ne trae vantaggio.
In questo caso si parla di asimmetria informativa, che porta
a selezione avversa, azzardo morale e fallimento del mercato.
L’esempio classico è il mercato delle auto usate.
Le reali condizioni dell’auto sono note solo
al venditore. Viene fissato un prezzo medio, troppo
alto per le auto in cattive condizioni e troppo basso per le auto
in buone condizioni. Quindi le auto buone sono espulse dal libero mercato
dove rimangono solo quelle cattive, i bidoni.
Le aziende lavorano in regime di concorrenza perfetta. Nella realtà si formano monopoli e oligopoli, non necessariamente un male per la crescita e lo sviluppo (vedi ad. es. Paolo Sylos Labini, “Oligopolio e progresso tecnico”). Le aziende strategiche per un paese, specie nel settore dei servizi, spesso lavorano in regime di monopolio naturale, in cui può esistere una sola impresa sul mercato (esempio reti ed infrastrutture per la distribuzione di acqua, gas, energia elettrica, rete autostradale e ferroviaria).
Inoltre nell’economia liberista classica non si considerano le cosiddette esternalità, a cui non sanno dare un prezzo:
i costi del consumo insostenibile di risorse naturali, l’inquinamento causato dalle aziende, il riscaldamento globale, il consumo indiscriminato di beni comuni su cui non sono chiari i diritti di proprietà, come l’acqua o l’aria, le conoscenze scientifiche e tecnologiche accumulate nella società, il costo dell’ eccessiva disuguaglianza e della precarietà provocate dal mercato.
i vantaggi per la crescita e la produttività del lavoro della ricerca scientifica, del progresso tecnologico, dell’innovazione per investimenti a lungo termine dello stato, dell’innovazione di processo e di prodotto.
All’economista liberista si applica perfettamente il vecchio adagio di Oscar Wilde: conosce il prezzo di tutto ma il valore di niente.
Sia i fondatori della disciplina nel primo ottocento (Adam Smith, Ricardo, Marx)
che i grandi economisti del XX secolo (John M. Keynes, Joseph Schumpeter,
Piero Sraffa su tutti, ma anche Karl Polanyi, Hyman Minsky, Thorstein Veblen, Michael Kalecki,
Nicholas Kaldor, Nicholas Georgescu-Roengen, …)
avevano ben chiari i limiti della loro disciplina e lo stretto legame
con la storia, la sociologia, l’antropologia, l’etica, la filosofia.
Ed oggi ci sono molte scuole di economisti
eterodossi che stanno rifondando su basi più solide la disciplina.
Molti economisti contemporanei sono impegnati nello studio dei
fallimenti del mercato, che provocano inefficienza, disoccupazione, stagnazione.
Alcuni fallimenti del mercato sono legati all’informazione asimmetrica (Akerlof, Spence,
Stiglitz, …).
Altri studiano la razionalità limitata o l’irrazionalità degli operatori economici
con la psicologia comportamentale
( Kahneman, Tversky, Simon, Shiller, Thaler,…).
Infine alcuni sviluppano modelli più realistici di sistema economico, incorporando
i progressi della fisica teorica dei sistemi complessi, nel campo dell’ Econofisica.
Ci vuole quindi molta faccia tosta e malafede per sostenere la tesi che bisogna
liberalizzare i mercati, privatizzare e ridurre l’intervento statale,
il dirigismo e la pianificazione.
Le imprese per esempio non ripagano l’inquinamento che producono,
non possono reagire a sfide come quelle di una pandemia,
non sono capaci di fornire beni pubblici compresa la ricerca di base, l’istruzione, la sanità,
di limitare le disuguaglianze entro limiti socialmente accettabili
di fare politiche anticicliche in periodi di profonda crisi.
In sostanza lo Stato deve arrivare dove per natura le imprese non arrivano.
Purtroppo le aziende spesso se ne approfittano, e chiedono continuamente
aiuti, fondi pubblici, riduzioni delle tasse, al punto che lo scrittore Gore Vidal
una volta disse che il nostro sistema economico è libera impresa per i poveri
e socialismo per ricchi.
La lista seguente di letture suggerite spero che potrebbe servire per informarsi e colmare le proprie lacume.
Per un manuale completo di livello universitario quello da consigliare è il CORE Book
ispirato da Sam Bowles, disponibile gratis online su Internet:
L’Economia
(l’edizione italiana stampata è solo parziale, mal tradotta e costosa).
Mauro Gallegati - Il mercato rende liberi e altre bugie del neoliberismo
Mark Buchanan - Previsioni: Cosa possono insegnarci la fisica, la metereologia e le scienze naturali sull’economia
AGGIORNAMENTO (12/2023)
Altri libri che potrebbero essere inseriti in questa lista:
Clara E. Mattei - L’economia è politica: Tutto quello che vediamo dell’economia e nessuno racconta (2023)
Mariana Mazzuccato - Missione economia. Una guida per cambiare il capitalismo (2021)
Michele Alacevich, Anna Soci - Breve storia della disuguaglianza (2019)
Francesco Saraceno - Oltre le banche centrali. Inflazione, disuguaglianza e politiche economiche (2023)
e altre bugie del neoliberismo
LUISS University Press, 2021
“Il mercato rende liberi” è l’antidoto perfetto per la tentazione della semplificazione che tanti danni ha fatto e continua a fare nel dibattito pubblico. Il cammino è ancora lungo, come lo stesso Mauro Gallegati ci mostra in questo libro, tuttavia i passi avanti sono stati notevoli proprio nei campi che in questi anni si sono dimostrati più rilevanti, dai modelli dell’instabilità finanziaria e delle crisi alle teorie dell’innovazione e del progresso tecnico, per citare solo i più ovvi. Certo, la teoria non è ancora consolidata, ma ciò non giustifica il persistere di politiche e metodi di analisi la cui credibilità è stata definitivamente rimessa in causa dagli eventi degli ultimi dieci o quindici anni. È importante leggere il libro di Mauro Gallegati oggi e lo sarà ancor di più quando la crisi del nostro tempo sarà alle spalle e si dovrà resistere alla tentazione di un ritorno al business as usual. (dal saggio introduttivo Per un’economia della complessità di Francesco Saraceno, che sa solo varrebbe la lettura del libro)
Con il rigore e l’ironia di sempre, Mauro Gallegati torna nel suo ultimo libro a sfatare uno dei miti del nostro tempo: il mercato rende liberi. Lo fa attraverso una pars destruens che mostra le incoerenze logiche e le debolezze teoriche dell’approccio assiomatico marginalista – tutt’oggi dominante nella disciplina economica – e una pars construens che descrive l’approccio teorico e modellistico dei Sistemi Adattivi Complessi (SAC), sviluppato negli ultimi anni e considerato più idoneo a studiare il funzionamento dei sistemi economici contemporanei. La critica dell’impianto modellistico e teorico dominante La fede cieca nel funzionamento del mercato, così come descritto dagli assiomi che stanno alla base dei modelli economici di impianto marginalista, ha trasformato l’economia in una scienza inutile, incapace – per costruzione – di descrivere il funzionamento dinamico delle economie contemporanee e soprattutto di spiegare le crisi che negli ultimi decenni hanno afflitto le società in cui viviamo. … Alle difficoltà teoriche si aggiunge il duro scontro con la realtà dei fatti. L’impianto marginalista, sia nella versione neoclassica che nella versione neo-Keynesiana, non può infatti rappresentare o contemplare – per costruzione – alcuni dei fenomeni che caratterizzano la dinamica dei sistemi capitalistici contemporanei quali, ad esempio, il conflitto distributivo tra le classi descritto dai classici e da Marx, l’instabilità finanziaria intrinseca teorizzata da Hyman Minsky, l’incertezza forte e la domanda effettiva al centro dell’opera di John Maynard Keynes, o la natura evolutiva del processo di innovazione tecnologica così come teorizzata da Joseph Schumpeter e dai suoi successori. … La complessità come nuovo paradigma teorico La teoria della complessità opera un cambiamento radicale di paradigma in termini epistemologici rispetto al riduzionismo marginalista, proponendo un approccio teorico alternativo in grado di comprendere al suo interno – per quanto possibile per una scienza sociale – quelle componenti teoriche necessarie a descrivere la realtà che ci circonda. (da una recensione di Lucrezia Fanti)
Il prof. Mauro Gallegati insegna “Macroeconomia Avanzata” all’Univ. Politecnica delle Marche. Nelle sue ricerche sull’informazione asimettrica nei mercati ha collaborato con J.Stiglitz (Premio Nobel) e Bruce Greenwald.
Cosa possono insegnarci la fisica, la metereologia e le scienze naturali sull’economia
Riuscire a prevedere le intemperie finanziarie, così come ormai riusciamo a fare con gli uragani e le tempeste, forse resterà solo un sogno;
tuttavia le teorie scientifiche adoperate per le previsioni in campo meteorologico e per la prevenzione dei terremoti in geologia,
se applicate all’analisi del sistema economico, possono offrire un riparo dalle turbolenze che ciclicamente si abbattono
sul sistema capitalistico odierno. Il crollo finanziario del 2008 non ha minato soltanto le fondamenta del sistema economico mondiale,
ma ha anche sancito la crisi del pensiero economico finora dominante. I concetti di stabilità ed efficienza dei mercati sono stati disattesi
dagli effetti di quegli stessi meccanismi che avrebbero dovuto garantirne l’attuazione. Derivati, leva finanziaria, hedge funds,
scambi ad alta frequenza, contrariamente a quanto previsto dalla teoria economica dell’equilibrio, hanno invece contribuito,
nel momento della crisi, ad amplificare i risultati negativi dei crolli di borsa. Nel raccontare la storia economica
di questi ultimi anni, Mark Buchanan trasmette un nuovo modo di pensare che potrebbe rivoluzionare le scelte di politica economica.
Dalla prefazione di Francesco Sylos Labini (fisico del CREF, figlio dell’economista Paolo Sylos Labini):
L’economia neoclassica è oggigiorno fornita di una veste matematica, quasi fosse una scienza naturale, ma non è capace di descrivere la realtà come il fallimento di ogni previsione mette chiaramente in luce: per rimediare si racconta, ovviamente a posteriori, che i fallimenti sono dovuti a shock esterni (ad esempio le crisi politiche, i terremoti, ecc.) che non sono contemplati dai modelli. Eppure il confronto con la realtà è la forza del metodo scientifico che seleziona le teorie valide proprio in base al successo nella previsione. In fisica, ad esempio, si possono trovare tanti esempi di teorie matematicamente corrette ma del tutto irrilevanti poiché basate su ipotesi errate: dunque queste teorie portano a risultati contraddetti dagli esperimenti. Ma se un esperimento è in disaccordo con la teoria non si conclude che questo discredita il metodo quantitativo quanto piuttosto si ragiona sulle ipotesi su cui è basato il modello e si identificano quali sono quelle sbagliate. E ovviamente si cambia modello: più del rigore matematico è importante la rilevanza fisica, ovvero il confronto con la realtà
…
Una teoria economica che non considera il modo in cui insorgono comportamenti collettivi di agenti o la dipendenza sensibile a piccole perturbazioni – come appunto l’economia neoclassica – non può pretendere di spiegare come avvengano le crisi importanti o le fluttuazioni repentine e improvvise che si osservano giornalmente nei mercati finanziari. L’idea che un sistema interconnesso e strettamente interdipendente come la moderna economia finanziaria, possa tendere a qualche forma di stabilità, deve essere messa in discussione in maniera laica a pragmatica.
Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento
Il consolidamento del potere del mercato specie nella finanza e nell’industria tecnologica ha portato a un’esplosione della disuguaglianza. La situazione è drammatica: poche corporations dominano interi settori dell’economia, facendo impennare la disuguaglianza e rallentando la crescita. La finanza ha scritto da sola le proprie regole; le compagnie high-tech hanno accumulato dati personali senza controllo e il governo americano ha negoziato accordi commerciali che non rappresentano gli interessi dei lavoratori. Troppe persone si sono arricchite sfruttando gli altri invece che creando ricchezza. Le vere fonti della ricchezza e della crescita, per Stiglitz, sono gli standard di vita, basati su apprendimento, progresso della scienza e tecnologia e le regole del diritto. Gli attacchi al sistema giudiziario, universitario e delle comunicazioni danneggiano le medesime istituzioni che da sempre fondano il potere economico e la democrazia. Tuttavia, per quanto ci si possa sentire indifesi oggi, non siamo, tutti noi, senza potere. In effetti, le soluzioni economiche sono spesso chiare. Dobbiamo sfruttare i benefici del mercato ma nello stesso tempo domare i suoi eccessi, assicurandoci che lavorino per noi cittadini - e non contro di noi. Se un numero sufficiente di persone sosterrà l’agenda per il cambiamento delineata in questo libro, può non essere troppo tardi per creare un capitalismo progressista che realizzi una prosperità condivisa.
Il premio Nobel (2001) Joseph Stiglitz è stato vicepresidente della Banca Mondiale, consigliere economico della presidenza Clinton e professore nelle università di Yale, Stanford e Princeton, prima di passare alla Columbia (New York) dove ricopre la cattedra di Economia Politica. Famoso per i suoi studi su come l’informazione asimmetrica provoca il fallimento dei mercati, la disoccupazione ed il razionamento del credito.
Temi e protagonisti
Laterza, 2° ed. (2002), 126 pg.
Un’introduzione, molto semplice e insieme autorevole, alla storia del pensiero economico e alle grandi questioni affrontate dagli economisti di ieri e di oggi. Nel volume:
Il breve saggio è la rielaborazione di una voce enciclopedica (Treccani)
redatta da due dei più importanti studiosi italiani della materia.
Gli sviluppi più recenti sono appena accennati, la prima edizione è del 1995,
e per appronfondire si deve fare riferimento a testi più ampi come
i due volumi dello stesso Roncaglia (La ricchezza delle idee,
L’età della disgregazione) ed i due volumi di Screpanti e
Zamagni (Profilo di storia del pensiero economico).
Invece rimanendo ad un livello semplice e divulgativo ci sono i saggi
di Galbraith (Storia dell’economia), di Sylvia Nasar (L’immaginazione economica)
e di Giorgio Ruffolo (Cuori e denari. Dodici grandi economisti raccontati a un profano)
Paolo Sylos Labini è stato uno dei più importanti economisti italiani del XX secolo. Le sue opere sullo sviluppo economico e sociale, come Oligopolio e Progresso Tecnico e Saggio sulle classi sociali, hanno avuto grande impatto e risonanza mondiale. Consulente per la programmazione economica dei governi del boom degli anni sessanta, e del ministero del Bilancio fino al 1974, quando si dimise per protesta contro la nomina del sottosegretario Salvo Lima, legato alla mafia. Vicino a politici e studiosi come Giolitti, Ruffolo e Bobbio combattè aspramente contro Andreotti, Mancini, Craxi e Berlusconi, che considerava corrotti. Per molti anni professore di Economia politica alla Facoltà di Scienze statistiche dell’Università di Roma La Sapienza
Alessandro Roncaglia (Roma, 1947) è stato allievo, e poi successore, sulla stessa cattedra Economia Politica tenuta da Sylos Labini alla Sapienza, dopo aver anche collaborato a Cambridge con Piero Sraffa. Autore di testi fondamentali sulla storia del pensiero economico come La ricchezza delle idee, L’età della disgregazione, Breve storia del pensiero economico.
Corso online gratuito di economia politica - https://www.core-econ.org/the-economy/it/
Un testo introduttivo che mette in condizione gli studenti di affrontare i problemi più pressanti dello sviluppo odierno fornendo loro gli strumenti concettuali e quantitativi della teoria economica contemporanea. L’economia: adotta un approccio nuovo che integra i più recenti sviluppi dell’economia, come la teoria dei contratti, l’interazione strategica, l’economia comportamentale e l’instabilità finanziaria, incoraggia gli studenti ad approfondire temi attuali come la disuguaglianza, il cambiamento climatico, l’instabilità economica, la creazione di ricchezza e l’innovazione, fornisce una trattazione integrata di micro e macroeconomia, mette in relazione i modelli e i concetti con l’evidenza empirica a partire dai temi e i problemi dell’economia reale.
Gli autori sono un gruppo di una trentina di economisti dalle università di tutto il mondo coordinati dal CORE Editorial Board composto da: Sam Bowles, Wendy Carlin, Margaret Stevens, Eileen Tipoe.
L’autore più importante è il Prof. Samuel Bowles, docente emerito di Macroeconomia all’University of Massachusetts Amherst, ed all’Università di Siena (Italia), direttore del settore Scienze Sociali al Santa Fe Institute per lo studio interdisciplinare dei Sistemi Complessi. https://sites.santafe.edu/~bowles/index.php/bio/
Samuel Bowles, Richard Edwards, Frank Roosevelt - Introduzione all’economia politica. Le dinamiche del capitalismo.
Paul Krugman, Robin Wells - L’essenziale di economia.
Steven A. Greenlaw, David Shapiro -
Principles of Macroeconomics, 2e
Corso online gratuito - https://openstax.org/books/principles-macroeconomics-2e/pages/1-introduction
Alessandro Roncaglia - Breve storia del pensiero economico
Alessandro Roncaglia - L’età della disgregazione: Storia del pensiero economico contemporaneo
Ernesto Screpanti, Stefano Zamagni - Profilo di storia del pensiero economico: Gli sviluppi contemporanei
P. A. Toninelli - Lo sviluppo economico moderno. Dalla rivoluzione industriale alla crisi energetica
Larry Neal, Rondo Cameron - Storia economica del mondo. Dalla preistoria a oggi
David S. Landes - La ricchezza e la povertà delle nazioni
La letteratura in materia è comunque sterminata, non sono entrati per poco nella selezione:
Antonella Stirati - Lavoro e Salari
Francesco Sylos Labini - Rischio e previsione. Cosa può dirsi la scienza sulla crisi.
Andrew Glyn - Capitalismo scatenato. Globalizzazione, competitività e welfare
Giorgio Ruffolo - Cuori e denari
Giorgio Ruffolo - Il capitalismo ha i secoli contati
Sylvia Nasar - L’immaginazione economica
Yi-Cheng Zhang Matchmakers and Markets: The Revolutionary Role of Information in the Economy (2020)
D.Challet, M.Marsili, Yi-Cheng Zhang, Minority Games (2005)
P.W. Anderson, K. Arrow, D. Pines - The Economy as an Evolving Complex System (1988)