L'economia politica che muove e regola il mondo - Parte I

DRAFT - WORK IN PROGRES …


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Introduzioni per chi non ne sa nulla:

  • Ha-Joon Chang - Economia. Istruzioni per l’uso

  • Luigi Campiglio - Tredici idee per ragionare di economia

  • John Kenneth Galbraith - Storia dell’economia

Il dibattito contemporaneo sulle crisi, il fallimento delle teorie dominanti ed il futuro dell’economia mondiale:

  • Francesco Saraceno - La scienza inutile

  • Sergio Cesaratto - Sei lezioni di economia

  • Mariana Mazzucato, Michael Jacobs (a cura di). - Ripensare il capitalismo


Gli Indispensabili

Se uno non ha tempo per leggere tanti libri, ma al massimo un paio, possibilmente molto semplici ed adatti a tutti:

  1. Ha-Joon Chang - Economia. Istruzioni per l’uso
  2. Luigi Campiglio - Tredici idee per ragionare di economia

Ha-Joon Chang aggiunge nell’interludio al suo volume le raccomandazioni per chi ha solo dieci minuti, un paio di ore oppure mezza giornata libera per la lettura.

Per approfondire vari aspetti:

  1. Francesco Saraceno - La Scienza Inutile
  2. Mariana Mazzucato e Michael Jacobs - Ripensare il capitalismo.
  3. Sergio Cesaratto - Sei lezioni di economia

Premessa

L’economia politica, in particolare la macroeconomia internazionale, ha un enorme impatto sulle vite di tutti, eppure è ignorata o fraintesa dalla stragrande maggioranza della popolazione. Capire la natura dell’economia ed i suoi concetti fondamentali è un pre-requisito per essere un buon cittadino, e fare scelte consapevoli nel mondo del lavoro, nella politica, negli acquisti di beni e servizi. Ma molto spesso anche chi ha una o più lauree è completamente analfabeta in materia.
Le persone comuni ignorano il vero significato di concetti di base come valore, denaro, prezzi, produttività, lavoro, organizzazione, innovazione, investimento. E per questo, oltre alla carenza di informazioni, compiono scelte irrazionali ed errate. Imprenditori e manager non capiscono come funzionano la società, lo stato, l’economia di un paese e quella internazionale. La maggior parte degli economisti, e degli operatori economici (imprenditori, manager, lavoratori dipendenti ed autonomi), credono con fanatismo ideologico e religioso a teorie sbagliate, lontane dalla realtà, e le fanno adottare ai politici, con risultati disastrosi.

Il punto importante è che l’Economia non è una scienza, neanche una tecnica, nel senso delle scienze esatte (come la fisica, la chimica, la matematica, l’informatica, …), ma piuttosto un’opinione politica, che tende a descrivere la società esistente. In questo è molto vicina a storia, sociologia, antropologia, psicologia anche quando vuole recidere il legame con le altre scienze sociali. Non esistono scelte economiche giuste o sbagliate, neanche scelte superiori alle altre, ricette universali valide per tutti, ma solo scelte dettate dalle opinioni politiche con tanti effetti diretti ed indiretti sia positivi che negativi, vantaggiose per un gruppo sociale ma dannose per gli altri. Se vengono mascherate da scelte tecniche, obbligate, dettate dalla competenza e dalla conoscenza della materia, è una pericolosissima illusione, anzi si tratta semplicemente di una truffa.
I governi di presunti tecnici (in realtà non lo sono) spesso impongono misure che avvantaggiano lo 0.1% della popolazione più ricca ed improduttiva, finanziatrice delle campagne elettorali dei politici, ma impoveriscono tutti gli altri, il 99.9% dei cittadini. La storia e l’esperienza di tanti paesi mostra che i migliori risultati nei posti di potere e responsabilità, come la guida del governo e dell’economia, li ottengono ingegneri, giuristi, scienziati che hanno dimostrato di saper eccellere nello studio di qualche disciplina STEM (scienza, ingegneria, medicina,…) o sociale (diritto, sociologia, antropologia, storia,…), che studiano tutta la vita e sanno ragionare su problemi complessi. Se gli economisti accademici al governo fanno danni per la crescita economica, gli imprenditori, i manager, ed in generale chi proviene dal mondo del lavoro, riescono a combinare disastri peggiori, raschiando il fondo del barile, perchè un paese non è un’azienda (Paul Krugman, premio Nobel 2008). Infatti chi è abituato al mondo locale, “facile” ed aperto delle imprese spesso non riesce a capire un sistema globale, complesso, anzi migliaia di volte più complicato, “difficile” e chiuso come l’economia di un paese. Servono competenze completamente diverse per guidare uno stato rispetto a chi avuto successo nel mondo del lavoro, la mentalità “aziendalista” è la più pericolosa nell’amministrazione dei beni pubblici.

Diceva alcuni anni fa Joan Robinson:
Per fare buon uso di una teoria economica, dobbiamo innanzitutto fare la cernita tra gli elementi propagandistici e gli elementi scientifici; poi verificando con l’esperienza, vedere quanto appare convincente la parte scientifica, e in definitiva combinarla con le nostre stesse idee politiche.
L’oggetto dello studio dell’economia non è di acquisire una serie di risposte preconfezionate alle questioni economiche, ma di imparare come evitare di essere ingannati dagli economisti.

(ex docente Economia a Cambridge, trad. it da Contributions to modern economics, 1978).
Ed chiarisce Ha-Joon Chang: La scienza economica è riuscita particolarmente bene a tenere a distanza il grande pubblico. La gente è sempre pronta a far sentire la propria opinione su qualunque cosa, pur non avendo le competenze necessarie: cambiamento climatico, matrimoni gay, guerra in Iraq, centrali nucleari.. Ma quando si parla di questioni economiche, molti non mostrano di avere alcun interesse, figuriamoci un’opinione chiara in merito. […]
l’economia non sarà mai una scienza alla stregua della fisica o della chimica. In questo campo esistono infatti teorie molto differenti, ognuna delle quali sottolinea aspetti diversi di una realtà complessa, genera giudizi di valore morale e politico diversi e giunge a conclusioni diverse. Inoltre, le teorie economiche non riescono mai a prevedere quello che accadrà nel mondo reale, nemmeno nelle aree di specifica competenza, non da ultimo perché gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio, diversamente dalle molecole chimiche o dagli oggetti fisici.
Se in economia non esiste un’unica risposta esatta, allora non possiamo lasciare tutto in mano agli esperti. In altre parole, ogni cittadino responsabile deve imparare un po’ di economia, il che non significa procurarsi un librone di testo e assimilare una prospettiva economica particolare. Ciò che serve è studiare l’economia per essere consapevoli che esistono diversi tipi di tesi economiche e sviluppare lo spirito critico per valutare quale posizione sia più sensata in una determinata situazione e ala luce di determinati valori morali e obiettivi politici. […]

(docente di Economia a Cambridge, Prologo. Perchè preoccuparsi? da “Economia. Istruzioni per l’uso”, 2016).

Purtroppo, a partire dalle fine dell’ottocento, la maggior parte dell’economia si è trasformata in una pseudo-scienza cialtrona che crede religiosamente in assurdità come l’equilibrio dei mercati e le aspettative razionali degli agenti economici, l’economia neoclassica marginalista, le sintesi post-keynesiane, l’ordoliberismo, il neoliberismo. Uno scienziato od un ingegnere cercano di sviluppare modelli realistici del problema che studiano, per ricavarne previsioni esatte ed applicabili con profitto nella pratica. All’opposto l’economista liberista, che crede nell’autoregolazione dei mercati, sviluppa modelli matematici assurdi, lontani dalla realtà, non capisce la matematica che usa, sbaglia tutte le previsioni, e suggerisce all’opinione pubblica ed ai politici scelte dannose per la crescita economica, la riduzione della disoccupazione e delle diseguaglianze. Infatti un economista liberista non fa mai previsioni (al contrario dello scienziato e del tecnico), e quando le fa le sbaglia clamorosamente, non prevedendo le crisi in arrivo.
Questi pseudo-scienziati occupano il 90% delle cattedre universitarie (soprattutto in quelle private tipo la Bocconi), nella facoltà di economia e commercio, legge, scienze politiche, e sfornano tanti laureati, ignoranti nelle altre scuole di pensiero economiche e dei limiti della loro materia, come ottusi polli di allevamento. Infatti per Irving Fischer (docente a Yale ai primi del novecento): insegna ad un pappagallo a dire “E’ la legge della domanda e dell’offerta” ed avrai un perfetto economista
Ed il Prof. Paolo Sylos Labini così descriveva il mestiere dell’economista: il microbiologo studia i microbi, ma egli non è un microbo, l’economista studia la vita economica delle società, ed egli stesso è un membro di una di queste società. Egli è quindi influenzato dalle proprie valutazioni personali, che entrano, se non altro, nella scelta stessa dei problemi studiati e che possono influire, distorcendoli, sui risultati dell’analisi

La lista seguente di letture suggerite spero che potrebbe servire per informarsi e colmare le proprie lacune.


Ha-Joon Chang - Economia

Istruzioni per l’uso

Il Saggiatore (2016), 475 pg.

In questo manuale divulgativo un importante studioso introduce i grandi temi dell’economia in un linguaggio molto semplice, comprensibile a tutti, anche chi è completamente ignorante su certe questioni. Citando dal Prologo:

La scienza economica è riuscita particolarmente bene a tenere a distanza il grande pubblico. La gente è sempre pronta a far sentire la propria opinione su qualunque cosa, pur non avendo le competenze necessarie: cambiamento climatico, matrimoni gay, guerra in Iraq, centrali nucleari.. Ma quando si parla di questioni economiche, molti non mostrano di avere alcun interesse, figuriamoci un’opinione chiara in merito. […] Se in economia non esiste un’unica risposta esatta, allora non possiamo lasciare tutto in mano agli esperti. In altre parole, ogni cittadino responsabile deve imparare un po’ di economia, il che non significa procurarsi un librone di testo e assimilare una prospettiva economica particolare. Ciò che serve studiare l’economia per essere consapevoli che esistono diversi tipi di tesi economiche e sviluppare lo spirito critico per valutare quale posizione sia più sensata in una determinata situazione e ala luce di determinati valori morali e obiettivi politici. […]

Il volume è diviso in due parti, Familiarizzare con l’economia e Usare l’economia, precedute da un Prologo, e seguite da un Epilogo.
Nella prima parte si chiariscono l’oggetto della disciplina, le differenze tra il capitalismo di oggi e quello precedente la rivoluzione industriale, e si sviluppano una sintesi della storia economica mondiale (politiche governative, produzione,…) ed una sintesi dal pensiero economico dalle origini ai giorni nostri. Nella seconda parte si affrontano i grandi temi dell’economia: la produzione, il reddito, la crescita, lo sviluppo, la felicità, la disuguaglianza, la finanza, la povertà, il lavoro, la disoccupazione, l’industrializzazione e la deindustrilizzazione, l’intervento dello stato, il fallimento del mercato, il commercio internazionale, la bilancia dei pagamenti, l’immigrazione.

L ’economia non è una scienza come la chimica o la fisica. L’economia è una questione politica, in cui non esistono verità oggettive e ogni teoria implica giudizi morali diversi, privilegia gli interessi di gruppi diversi e prescrive scelte politiche diverse. Ha-Joon Chang propone un manuale economico arguto e irriverente, pensato per essere compreso da tutti eppure mai superficiale. L’obiettivo non è spiegare al lettore che cosa pensare, ma in che modo pensare riguardo all’economia. Mai come oggi, immersi in una recessione epocale che tocca da vicino le nostre vite, i grandi temi dell’economia possono essere compresi soltanto in una prospettiva aperta e plurale: la storia del capitalismo, con le sue crisi e le sue età dell’oro; i concetti di crescita e sviluppo, scambio, reddito, consumo, povertà e disuguaglianza; i meccanismi della produzione e l’impronta della tecnologia; la centralità del lavoro e le cause della disoccupazione; il funzionamento del sistema bancario e il predominio della finanza speculativa; il ruolo dello stato – «minimo» o interventista? – e i comportamenti – non sempre razionali – degli individui. Chang rispolvera i più preziosi strumenti teorici di ciascuna scuola economica, sepolti nei meandri del conformismo neoliberista: dai classici agli istituzionalisti, da Marx a Schumpeter, dagli austriaci a Keynes, passando per le tradizioni comportamentale e sviluppista, ogni corrente di pensiero offre spunti illuminanti. Economia. Istruzioni per l’uso, però, è anche e soprattutto una guida pratica, che offre un’ampia mole di informazioni e dati reali tanto sui paesi più ricchi quanto su quelli in via di sviluppo; un ricchissimo repertorio di strumenti per orientarsi nelle sconcertanti trasformazioni del nostro tempo, senza deleghe a «tecnici», politicanti e apprendisti stregoni. Un’altra citazione dal testo:

[In alcuni paesi] la deindustrializzazione prematura e’ principalmente il risultato delle politiche economiche neoliberiste attuate a partire dagli anni ottanta. L’improvvisa liberalizzazione del commercio ha distrutto interi settori industriali di quei paesi. La liberalizzazione finanziaria ha permesso alle banche di offrire prestiti ai consumatori (più redditizi), distogliendoli dai produttori. Le politiche rivolte al controllo dell’inflazione, come l’adozione di alti tassi d’interesse e la sopravvalutazione della moneta, hanno gravato ulteriormente sulle gia’ agonizzanti aziende manifatturiere rincarando i prestiti e rendendo piu’ difficile l’esportazione dei prodotti.
Il successo mondiale ha spinto l’autore a scrivere un seguito di questo volume, Edible Economics, di prossima uscita, che chiarisce i problemi economici legati a cambiamento climatico, immigrazione incontrollata, austerità ed automazione.

Ha-Joon Chang è professore sulla prestigiosa cattedra di Economia Politica dello Sviluppo a Cambridge(UK). L’economista di origine sudcoreana (figlio di un ex ministro dell’industria), è anche consulente della Banca Mondiale e dell’ONU, ed autore di famosi saggi di grande successo mondiale.
In “Kicking away the Ladder” (trad. “Scalciare via la scala”) e “Cattivi Samaritani” spiega come i paesi più sviluppati si sono arricchiti con il protezionismo e la chiusura dei mercati, il dirigismo statale, l’intervento pubblico, le nazionalizzazioni e mantengono gli altri in povertà imponendo apertura dei mercati al commercio internazionale ed ai flussi di investimento esteri, globalizzazione, privatizzazioni, liberalizzazioni.
In “23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo”, smonta uno per uno tanti falsi miti e dogmi sul sistema economico dominante. Spesso queste idee sbagliate e dannose sono diventate senso comune per l’uomo della strada, vengono insegnate nei corsi di economia liberista, sono propagandate dai politici e dai media. Ha-Joon Chang invece spiega come funziona veramente il capitalismo, mostrando che:

  • il libero mercato non esiste
  • la globalizzazione non sta arricchendo il mondo,
  • non viviamo in un’epoca post-industriale
  • la lavatrice ha cambiato il mondo più di internet
  • i paesi poveri sono più intraprendenti e laboriosi di quelli ricchi
  • nei paesi ricchi la maggior parte della gente viene pagata più di quanto dovrebbe
  • le aziende non vanno gestite nell’interesse degli azionisti
  • i manager più pagati producono i peggiori risultati
  • nonostante la caduta del comunismo viviamo tutti in economie molto pianificate
  • l’uguaglianza di opportunità non può essere equa
  • uno stato sociale generoso rende la gente più aperta al cambiamento ed al rischio
  • i mercati finanziari devono essere meno efficienti
  • una buona politica economica non ha bisogno di economisti al governo


Luigi Campiglio - Tredici idee per ragionare di economia

Il Mulino (2002), pg. 176

Una chiara introduzione all’economia per chi non ne sa nulla, complementare a quella di Ha-Joon Chang, per una impostazione molto più tradizionale, ma non turbo-liberista, vicina invece al cattolicesimo progressista. Il sintetico saggio, non è recentissimo (prima edizione 2002), e quindi non affronta la grande crisi del 2008-2011, ma esamina i concetti fondamentali della materia. I tredici temi affrontati sono:

  • Il problema economico
  • Mercati, beni ed esternalità
  • I soggetti economici
  • I comportamenti individuali
  • I comportamenti collettivi
  • Corsi e ricorsi economici
  • Il costo opportunità
  • La globalizzazione
  • Il livello dei prezzi
  • Moneta ed inflazione
  • Il tasso di interesse
  • La produttività
  • Come vincere le elezioni politiche e far vivere felici i nipoti.

Mercati, prezzi, moneta, inflazione, produttività, globalizzazione: termini e concetti che non possiamo più permetterci di ignorare. Questo volume si propone di introdurre tali concetti, in modo semplice e chiaro, mantenendo sempre uno stretto legame tra questioni teoriche e fatti concreti, grazie al ricorso a numerosi esempi tratti dalla scena economica contemporanea e dalla vita quotidiana.

Il prof. Luigi Campiglio insegna Politica Economica presso l’Univ. Cattolica del Sacro Cuore (Milano), di cui è stato anche pro-rettore vicario, ed è autore di manuali come “Mercato, prezzi e politica economica”, e saggi come “Prima le donne ed i bambini. Chi rappresenta i minorenni?”, in cui propone il diritto di voto alla nascita, delegato ai genitori fino a 18 anni, per aumentare il peso politico dei giovani con prole.


Francesco Saraceno - La scienza inutile

Tutto quello che non abbiamo voluto imparare dall’economia

LUISS University Press (2018), pg.189

Il titolo provocatorio, “Scienza inutile”, viene spiegato dal sottotitolo “Tutto quello che non abbiamo voluto imparare dall’economia”. Abbiamo vissuto negli ultimi cento anni una serie di dissesti economici e finanziari, ma sembrano non aver insegnato nulla, si continunano a commettere gli stessi errori del passato. La negligenza e l’ignoranza nella comprensione della storia economica di politici, “policy makers”, elettori e persino degli stessi economisti professionali, nello studio delle vicende economiche mondiali, ha portato all’aggravarsi dei momenti di crisi. Il volume è diviso in 5 parti:

  1. Equilibrio ed efficienza: la scuola neoclassica
  2. La rivoluzione keynesiana
  3. Le aspettative e la controrivoluzione neoclassica
  4. Il Nuovo Consenso
  5. Dalla Grande Moderazione alla Crisi: il Consenso malmenato

Chiudono un paragrafo “Che fare?” ed un breve saggio di Martin Wolf.

Non esistono ricette universali, né politiche sempre e comunque superiori alle altre; gli economisti dovrebbero smettere di vendere questa pericolosa illusione alle opinioni pubbliche e ai responsabili politici.

La scienza inutile è un saggio breve e molto chiaro sul pensiero economico contemporaneo, di livello un pò superiore a quelli di Ha-Joon Chang e Campiglio (che andrebbero quindi letti prima se uno non sa nulla in materia), ma comunque accessibile ai non addetti ai lavori. Saraceno esamina la storia delle idee e delle politiche economiche dalla Grande Depressione del 1929 fino alla crisi attuale iniziata nel 2008, con le reazioni di Obama e Trump, della UE, dell’Eurozona e degli ultimi governi italiani. I pessimi risultati, i tanti interventi sbagliati a livello politico e istituzionale rientrano tutti all’interno di un ciclo di corsi e ricorsi storici che si ripetono più volte, e ogni volta peggio.

Il prof. Francesco Saraceno insegna Politiche Economiche e Macroeconomia Internazionale a Sciences Po (Parigi) ed alla Luiss (Roma). E’ nipote del grande economista Pasquale Saraceno, che tanta influenza ha avuto sul boom economico italiano, come fondatore ed ispiratore dello SVIMEZ, della Cassa del Mezzogiorno e del Ministero delle Partecipazioni Statali, e come consulente dell’IRI e di leader politici come De Gasperi, Vanoni, Moro, La Malfa.

Ha pubblicato sempre per la LUISS, La riconquista. Perché abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela., ideale seguito di questo volume. Alcuni temi della Scienza Inutile sono invece approfonditi in un saggio di Mauro Gallegati, Il mercato rende liberi, sempre per le edizioni della LUISS, l’università privata e fucina di idee della Confindustria italiana.


Sergio Cesaratto - Sei Lezioni di Economia

Conoscenze necessarie per capire la crisi più lunga (e come uscirne).

Diarkos, 2° ed. (2019), 444 pg.

Da Adam Smith al mercantilismo tedesco, questo libro intreccia la teoria economica alle drammatiche vicende della crisi europea, dell’euro, del declino del nostro Paese. Le Lezioni:

  1. La teoria del sovrappiù
  2. L’economia marginale
  3. La Teoria Generale di Keynes
  4. La moneta ed il vincolo estero
  5. La congiuntura più lunga
  6. Il cavallo di Dragonball
  • A. L’organetto di Draghi
  • B. Lo strano caso del Target2

Muovendo dalle teorie di Sraffa e Keynes e da una visione moderna della moneta, mostra la debolezza della teoria dominante e la natura conservatrice della costruzione europea. Senza ottimismo della volontà, ma come testimonianza della ragione, il volume indica la possibilità, persino in quest’Europa, di implementare politiche economiche e fiscali più soddisfacenti.
Dall’introduzione:
L’intento di queste lezioni risponde alla semplice domanda: “che cosa dovrebbe conoscere di economia una persona, cittadina impegnata, che ami prendere un libro in mano?” Le lezioni si rivolgono, naturalmente, anche agli studenti di economia e di altre discipline che si sentono tediati dall’insegnamento convenzionale o che sono semplicemente curiosi. E certamente a molti giornalisti e a tutti quelli che la sanno lunga di politica, ma poi si schermiscono dicendo, “sa, io l’economia non l’ho mai capita”. Ma si rivolge, soprattutto, a quelle migliaia di giovani e meno giovani che in questi anni duri si sono rimboccati le maniche per cercare di rompere la montagna di bugie che ci ha sommerso, “è l’Europa a chiedercelo” in primis. Fra loro vorrei convincere gli amici carissimi della Modern Monetary Theory ( MMT ) che l’economia eterodossa è qualcosa di molto più ampio, ed a cui noi italiani possiamo guardare con un certo orgoglio. L’economia non ha in realtà enormi barriere all’ingresso, e il latinorum matematico di cui spesso si ammanta ha precisamente il ruolo di intimidire le persone, facendole sentire insufficienti e tenendole lontane da verità (o bugie) che sono in fondo semplici da capire. Cultura e contro-informazione sono fastidiose per il potere. Meglio dare ai cittadini l’impressione che certe affermazioni che ascoltiamo dai politici abbiano fondamenti in misteri inconoscibili al volgo, amministrati da quei moderni stregoni o sacerdoti chiamati economisti.

Il Prof. Sergio Cesaratto insegna “Economia Politica” e “Politica monetaria e fiscale dell’Unione Monetaria Europea” presso l’Univ. di Siena. Gestisce il blog:

https://politicaeconomiablog.blogspot.com/


Mariana Mazzucato, Michael Jacobs (a cura di). - Ripensare il capitalismo

(Economia e politica per una crescita sostenibile ed inclusiva)

Laterza (2017)

Una raccolta di undici saggi sui temi ed i problemi più scottanti dell’economia, curata da Michael Jacobs e Mariana Mazzucato, una delle più importanti economiste, con doppia cittadinanza italiana ed americana. Il libro Lo Stato Innovatore, della Mazzucato, che ha dimostrato l’importanza degli investimenti pubblici a lungo termine nella ricerca di base e nello sviluppo tecnologico per la crescita econmica, ha avuto risonanza mondiale. Le tesi più importanti di quello studio sono spiegate in modo più chiaro e sintetico nel sesto saggio di questo volume (Innovazione, stato e capitali pazienti).
Il premio Nobel Joseph Stiglitz spiega nell’ottavo saggio gli effetti negativi delle eccessive disaguaglianze sulla crescita economica, un tema sviluppato da molti autori come Thomas Piketty.
L’economista canadese William Lazonick spiega con chiarezza la sua teoria dell’impresa innovativa. L’esponente della teoria monetaria moderna (MMT), Stephanie Kelton, famosa per il suo volume Il mito del deficit, affronta il fallimento catastrofico delle teorie dell’austerità. Il sociologo britannico Colin Crouch, teorico della post-democrazia, racconta il fallimento delle privatizzazioni dei servizi pubblici. La sfida dei cambiamenti climatici è affrontata da Zenghelis.


Nel volume:

  1. Michael Jacobs, Mariana Mazzucato - Ripensare il capitalismo: un’introduzione
  2. Stephanie Kelton - Il fallimento dell’austerità: ripensare la politica di bilancio
  3. L. Randall Wray, Yeva Nersisyan - Capire la moneta e la politica macroeconomica
  4. Andrew G. Haldane - Quanto costa l’ossessione per il breve termine
  5. William Lazonick - L’impresa innovativa e la teoria dell’impresa
  6. Mariana Mazzucato - L’Innovazione, lo Stato ed i capitali pazienti
  7. Stephany Griffith-Jones e Giovanni Cozzi - La crescita trainata dagli investimenti
  8. Joseph E. Stiglitz - Diseguaglianza e crescita economica
  9. Colin Crouch - I paradossi delle privatizzazioni e delle esternalizzazioni dei servi pubblici
  10. Dimitri Zenghelis - La decarbonizzazione: innovazione ed economia dei cambiamenti climatici
  11. Carlota Pèrez - Capitalismo, tecnologia ed un’età dell’oro a livello globale: il ruolo della storia per contribuire a disegnare il futuro

Le economie dei paesi sviluppati devono affrontare problemi profondi e interconnessi: città inquinate, gravi diseguaglianze, marginalizzazione di larghe fasce di popolazione, crescita lenta, un disastroso cambiamento climatico. Per affrontare questi problemi le politiche economiche devono cambiare radicalmente. Il che vuol dire che dobbiamo capire fino in fondo come funziona il sistema capitalista contemporaneo. In questo libro, alcuni tra i massimi economisti a livello internazionale affrontano le questioni chiave dell’economia contemporanea - la politica fiscale e monetaria, il mercato finanziario, la diseguaglianza, le privatizzazioni, l’innovazione e il cambiamento climatico. Con una convinzione: il capitalismo deve essere riformato e reinterpretato per evitare i fallimenti che tuttora abbiamo davanti agli occhi. “Abbiamo un bisogno disperato di nuovi modi di pensare e concepire le politiche economiche: questo libro affronta i nostri preconcetti, sfida i nostri mostri sacri e offre finalmente idee nuove e provocatorie." (Financial Times)

Mariana Mazzucato è professoressa di “Economia dell’innovazione e del valore pubblico” all’University College of London (UCL). Nasce a Roma ma si trasferisce da bambina negli Stati Uniti quando il padre, noto fisico del plasma, viene chiamato dall’Università di Princeton, e per questo motivo ha la doppia cittadinanza. Ha sempre studiato ed insegnato nelle università anglosassoni. Per un breve periodo è stata consulente economico del governo italiano (aprile 2020 - gennaio 2021). Tra le sue opere “Lo Stato Innovatore”, “Il valore di tutto”, “Non sprechiamo questa crisi”. )


John Kenneth Galbraith - Storia dell’economia

Dal ruolo della schiavitù nell’antica Grecia al “comunismo” di Platone; dall’organizzazione feudale alla rivoluzione industriale; da Karl Marx alla Grande Depressione degli anni Trenta, fino allo sviluppo del mercato globalizzato nel secondo Novecento: in questo testo John K. Galbraith dimostra con sorprendente chiarezza che non si può comprendere il funzionamento dell’economia contemporanea senza conoscerne la storia, perché le teorie e le scelte economiche sono sempre un prodotto dei tempi e dei luoghi in cui nascono e si sviluppano.
Accompagnando il lettore attraverso curiosi aneddoti e la lucida analisi di grandi temi, dalla distribuzione del reddito alla disoccupazione, l’autore porta alla luce l’intreccio ineliminabile che lega questioni economiche, politiche e sociali. E spiega che l’economia non può essere socialmente neutra: ha sempre il potere di determinare, nel bene e nel male, la vita di una nazione e dei suoi cittadini. Il testo è piuttosto datato, la prima edizione è del 1987, ma dà un sintetico panorama dell’economia dalla preistoria ai primi anni settanta, dal punto di vista di uno dei più celebri ed influenti economisti del XX secolo, J.K. Galbraith.

John Kenneth Galbraith, influente studioso critico della teoria economica tradizionale, di origine canadese naturalizzato statunitense, è stato:

  • professore di Economia Politica nelle università della California a Berkeley, Princeton, Cambridge ed Harvard.
  • consigliere economico dei presidenti USA Franklin D. Roosevelt, John F. Kennedy e Bill Clinton
  • ambasciatore in India per la presidenza Kennedy,
  • supercommissario ai prezzi durante la guerra per la presidenza Roosvelt

Tra le sue opere principali: La società opulenta, Il nuovo stato industriale, Il grande crollo, L’età dell’incertezza, L’economia della truffa.