SCIENZE E DINTORNI

Il mio intervento di questo pomeriggio riguarderà la filosofia della scienza piuttosto che la scienza stessa. Questa cosa è, in qualche modo, per me insolita e, suppongo, lo sia in generale per uno scienziato nel pieno delle sue attività. Ho letto l’osservazione (anche se ho dimenticato la fonte) che la filosofia della scienza è tanto utile agli scienziati quanto l’ornitologia agli uccelli.

Steven Weinberg, Newtonianism, reductionism and the art of congressional testimony, Nature volume 330, pages433–437,(1987)
https://www.nature.com/articles/330433a0


Non si tratta di negare ogni valore alla filosofia, la maggior parte della quale non ha niente a che fare con la scienza. Non intendo nemmeno negare ogni valore ala filosofia della scienza, che al meglio mi sembra un piacevole racconto sulla storia e le scoperte della scienza. Ma non dovremmo aspettarci che fornisca agli scienziati di oggi una guida utile su dove indirizzare il loro lavoro o su che cosa è probabile trovare.

Steven Weinberg, Il sogno dell’unità dell’Universo, VII - Contro la Filosofia, (1993)


Oggi noi continuiamo a cercare l’ordine della natura, ma non pensiamo che si tratti di un ordine fondato su valori umani… Il mio punto di vista è che questa ardente aspirazione a una visione olistica della natura sia precisamente ciò di cui gli scienziati hanno dovuto disfarsi. Semplicemente, nelle leggi di natura non troviamo nulla che corrisponda in qualsiasi maniera alle idee di virtù, giustizia, amore o contesa, e non possiamo contare sulla filosofia come guida affidabile alla spiegazione scientifica.

Steven Weinberg, Spiegare il mondo, V – Scienza antica e religione, (2015)


È molto interessante, a questo proposito, che la sopravvivenza delle specie dipende per alcuni aspetti dalla fissione nucleare, per altri dal sesso, e le persone sono parimenti riluttanti a parlare di entrambe le cose.

John Archibald Wheeler, intervista 5/4/1967, https://www.aip.org/history-programs/niels-bohr-library/oral-histories/4958


Lo scienziato non studia la natura perché sia utile farlo. La studia perché ne ricava piacere; e ne ricava piacere perché è bella. Se la natura non fosse bella, non varrebbe la pena conoscerla, e la vita non sarebbe degna di essere vissuta. Ovviamente, non mi riferisco alla bellezza che colpisce i sensi, alla bellezza delle qualità e delle apparenze. Non la disprezzo affatto, ma non ha niente a che fare con la scienza. Intendo riferirmi a quell’intima bellezza che deriva dall’ordine armonioso delle parti e che può essere colta da un’intelligenza pura. (…) Proprio perché la semplicità e la vastità sono entrambe belle noi cerchiamo di preferenza fatti semplici e fatti vasti; e ne traiamo piacere, ora dal seguire il corso immenso delle stelle, ora dall’osservare con un microscopio quella prodigiosa piccolezza che è anche una vastità, e ora nel ricercare nelle ere geologiche quei segni del passato che ci attraggono per la loro lontananza

Henri Poincarè, Scienza e Metodo,Part I. Ch. 1 : La selezione dei fatti, (1908)